- Gerar link
- X
- Outros aplicativos
Literatura Italiana Traduzida ISSN 2675-4363
Alfredo Luzi
Giancarlo Quiriconi
Memória
em
- Gerar link
- X
- Outros aplicativos
![]() |
Giancarlo Quiriconi (1945-2018) |
La saggistica
Ho conosciuto
Giancarlo ad Urbino nel novembre del 1971 mentre percorreva via Veterani per
recarsi all’Istituto di Filologia Moderna, una di quelle strade della città
ducale in cui, come scrive Paolo Volponi, in Corporale, si ha “l’impressione, dopo qualche passo, di essere
dentro una noce, concentriche le costruzioni e i vicoli, oppure dentro un
organo animale”[1].
L’università di
quegli anni, sotto la guida di Carlo Bo, era un crogiuolo di iniziative,
incontri, congressi, lezioni, manifestazioni culturali. Anche grazie all’attività
del Centro Internazionale di Semiotica, diretto con grande perizia da Pino
Paioni, arrivavano ad Urbino Calvino, Sereni, Eco, Kristeva, Genot, Dubois,
Todorov. E queste presenze davano l’occasione a studenti e professori di
aprirsi alla cultura internazionale.
Allievo di Silvio
Guarnieri a cui dedicherà alcuni suoi scritti e da cui erediterà sul piano
metodologico l’attenzione al dato esistenziale assunto come occasione poetica
nella scrittura creativa, Giancarlo arrivava all’università di Urbino, avendo
vinto una borsa di studio biennale di addestramento didattico e scientifico
presso la cattedra di Lingua e letteratura francese, tenuta da Carlo Bo, per
poi passare al corso di Letterature comparate, impartito da Mario Luzi.
E proprio la comune
passione per la poesia luziana ha corroborato per quasi mezzo secolo la nostra
amicizia.
Nel 1968 avevo
pubblicato da Vallecchi La vicissitudine
sospesa. Saggio sulla poesia di Mario Luzi. Il saggio fu l’argomento di
discussione in quel nostro primo incontro, il punto di partenza di un viaggio
critico in parallelo, ognuno con la specificità dei propri studi, seguendo negli
anni l’ampia produzione poetica e saggistica di Mario.
Giancarlo, che già
nel 1975 aveva dedicato un suo scritto al poeta fiorentino nella rivista “Critica
Letteraria”, nel 1978 collabora all’edizione del Libro di Ipazia, con una nota fondamentale per poter leggere in
profondità il messaggio di figure drammatiche come Sinesio ed Ipazia, metafore
delle lacerazioni della storia quando questa è dominata da opposti fanatismi
miranti al potere.
Ma il saggio che
costituisce un contributo rilevante nella critica luziana è Il fuoco e la metamorfosi. La scommessa
totale di Mario Luzi, edito nel 1980 da Cappelli, vincitore di numerosi
premi letterari.
Utilizzando con
originalità metodologie diverse, all’incrocio tra la critica tematica, quella
archetipica d’impronta bachelardiana, l’analisi stilistica e la sociologia
letteraria, Giancarlo ricostruisce, in un linguaggio rigoroso e privo di
orpelli retorici, la vicenda poetica di Luzi dalle prime prove giovanili fino
al poema “Al fuoco della controversia”, in un continuo gioco fra testo e
contesto che rispetta la dinamica fra nominazione e storicizzazione.
Dalla convinzione
che la parola come evento sia già una dimensione drammaturgica e che il teatro
sia lo spazio scenico della vita in cui s’instaura il rapporto tra io e realtà
nasce nello studioso un forte interesse per l’opera drammaturgica di Mario Luzi,
a cui dedica numerosi saggi. La postfazione a Teatro[2]
dal titolo “Scene dal grande patema” è
emblematica della capacità critica di Giancarlo nel connettere la produzione teatrale a quella poetica.
La lunga fedeltà
all’opera dello scrittore fiorentino è confermata da una fitta serie di
articoli che hanno accompagnato, come puntuali commenti, il cammino poetico di Luzi.
Il nostro sodalizio
umano e letterario si rafforza nel nome di Vittorio Sereni, nella cui poesia troviamo
entrambi le tracce del superamento dell’ermetismo e dell’innesto
dell’ermeneutica fenomenologica nella poesia italiana del secondo Novecento. A
partire dal 1980 Giancarlo scrive cinque saggi sulle opere dello scrittore di
Luino, mettendo in evidenza la capacità di esprimere con i suoi versi
l’inquietudine novecentesca.
L’influenza
dell’ambiente fiorentino nella sua fase di passaggio dall’ermetismo ad una
poesia più aperta verso l’alterità e verso il reale si fa comunque sentire.
Giancarlo collabora, anche sul piano accademico, con Piero Bigongiari. Questa
vicinanza intellettuale favorisce due assi di ricerca: da una parte si amplia
l’interesse per i poeti fiorentini vicini all’ermetismo e dall’altra prosegue
lo studio per i poeti simbolisti e surrealisti francesi, da Mallarmé ad
Apollinaire a Michaux, e per i problemi teorici della traduzione, che Giancarlo
aveva già avviato nel 1974 quando, sotto la guida di Décaudin, aveva lavorato
sui documenti della fondazione Doucet. A quell’anno risalgono due saggi su
Apollinaire e una proposta di traduzione di Calligrammes, mentre la traduzione
di Igitur è del 1978.Nel contempo egli
scrive saggi su Bigongiari e Betocchi che costituiscono contributi fondamentali
per la lettura dei due poeti toscani.
A differenza di chi
scrive, le cui linee di ricerca sono quasi sempre circoscritte ad un singolo
autore, Giancarlo ha saputo anche realizzare una sintesi storiografica dei
momenti e dei movimenti poetici contemporanei, offrendo una prospettiva
molteplice della civiltà letteraria italiana più recente. I miraggi, le tracce. Per una storia della poesia italiana
contemporanea[3]
raccoglie scritti su Mallarmé, Ungaretti, Campana, Apollinaire, Pea,
Betocchi, il surrealismo, Sereni, Luzi, Bigongiari, Zanzotto, Ramat, Mussapi.
E’ un documento dell’interesse critico di Giancarlo per “singole esperienze della poesia
contemporanea […] che testimoniano il passaggio dalla illusione ancora prometeica
di una poesia creatrice, divina e separata, alla consapevolezza che in essa ciò
che parla è il murmure, ora chiaro,
ora sordo, dell’esistere”.
Originale, in
questa prospettiva, è l’impianto teorico-tematico di Antologie e poesia nel Novecento italiano[4] in
cui sono raccolti scritti sulle antologie poetiche europee dai primi del
Novecento alla metà degli anni Settanta, a testimonianza, come scrive
Quiriconi, “del lavoro in comune di conoscenza della realtà, di contestazione e
insieme di colloquio con il mondo e con l’alterità; il che precisamente è
quanto ha costituito per tutto il novecento la molla identitaria della poesia”.
Nella sua carriera
accademica Giancarlo ha incarnato, sia per opzioni personali, sia per
difficoltà strutturali, la figura del clericus
vagans, archetipo della vita universitaria e del ricercatore che si sposta
dove trova soddisfatta la sua sete di sapere. I frequenti spostamenti di sede
dall’università di Urbino a quella di Pisa, a quella di Firenze, fino alla
chiamata all’università “G.d’Annunzio” di Pescara-Chieti nel 1998, gli hanno
tuttavia offerto la possibilità di immergersi profondamente, anche attraverso
l’attività didattica, nei vari contesti culturali in cui si è trovato ad operare. Ma in Giancarlo
c’era anche una sorta di nomadismo psicologico che lo spingeva a conoscere
mondi diversi e a confrontarsi con essi. Era in questo senso un ulisside della
conoscenza. Nel mio ricordo, basato sui colloqui e sulla corrispondenza tra noi
intercorsa, i periodi di visiting
professor hanno avuto un impatto esistenziale molto diverso. Nel Brasile
del 1990, afflitto da un debito pubblico fuori controllo e da una mortalità
infantile che raggiungeva il 50%, Giancarlo, nell’università di San Paolo, dove
aveva insegnato Ungaretti, e nell’università di Florianopolis, immersa in un
paesaggio incantevole, trovava spazio per una serenità psicologica favorita
anche dal buon rapporto didattico con gli studenti. Con coraggio accettò
l’invito di Ghan Singh, illustre studioso di Leopardi ed amico di Luzi, a
tenere corsi all’università di Belfast, negli anni 1992 -1994, nel periodo più violento del conflitto
nord-irlandese tra IRA ed esercito britannico. In questa esperienza, vivendo in
una città in cui la morte era legata ai giochi del caso, Giancarlo viveva il
suo insegnamento come una sorta di resilienza contro la violenza, convinto
com’era che la letteratura favorisse la conoscenza dell’altro, l’attitudine
alla pace.
I congressi
Giancarlo è stato
anche un infaticabile organizzatore di incontri culturali. Il convegno tenutosi
ad aprile 2013 all’Università di Chieti sull’opera di Vittorio Sereni è stata,
ad esempio, l’occasione per un bilancio critico consuntivo su uno dei poeti più
rappresentativi della modernità letteraria.
Negli ultimi anni egli
aveva accettato l’invito di Giulio Firpo, presidente dell’Accademia Petrarca di
Lettere, Arti e Scienze di Arezzo, a fare da consulente letterario. Sono così
nati gli incontri su Mario Luzi, sugli scrittori della Grande Guerra, su Elio
Vittorini, su Camillo Sbarbaro, di cui sono testimonianza gli atti regolarmente
pubblicati dall’Accademia dopo ogni convegno.
Per molto tempo il
nostro amico è stato anche presidente della sezione ‘Narrativa’ del Premio
Lettterario Casentino.
Giancarlo non si
limitava alla realizzazione pratica degli eventi, ma partecipava attivamente
sul piano scientifico proponendo relazioni di alto livello critico. Tra gli
amici circolava la storiella, un po’ pettegola, dei suoi “scartafacci”:
Giancarlo leggeva i suoi interventi in taccuini dalla scrittura fitta e minuta.
Non aveva una vista da falco, eppure riusciva a non incepparsi e ad esporre il
suo pensiero al pubblico con serena dialogicità.
La sua generosa partecipazione
ai lavori del Premio Mario Luzi istituito da Katia Migliori a Colli del
Metauro, il paese degli avi del poeta fiorentino, è stata per me un’occasione
felicissima per godere della sua umanità cordiale.
Ora che la morte ha
spezzato questo legame prezioso per la mia vita, voglio ricordare Giancarlo con
la luminosa immagine con cui il nostro amato Sereni apre l’implicita ottativa
de Il grande amico[5]:
Un grande amico che
sorga alto su me
e tutto porti me
nella sua luce,
che largo rida ove
io sorrida appena
e forte ami ove io
accenni a invaghirmi….
________________________
Como citar: LUZI, Alfredo. "Per Giancarlo: Una lunga fedeltà alla poesia". In "Literatura Italiana Traduzida", v. 1, n. 10, out. 2020.
Disponível em https://repositorio.ufsc.br/handle/123456789/213482
[1] VOLPONI, Paolo. Corporale. Torino:
Einaudi, 1974, p. 227.
[2] LUZI, Mario. Teatro. Milano:
Garzanti, 1993.
[3] QUIRICONI, Giancarlo. I miraggi,
le tracce. Per una storia della poesia italiana contemporanea. Milano: Jaca
Book, 1989.
[4] QUIRICONI, Giancarlo. Antologie
e poesia nel Novecento italiano. Milano: Bulzoni, 2005.
[5] SERENI, Vittorio. Il grande
amico. Poesie 1931-1985. Milano: BUR - Biblioteca Universale Rizzoli, 2004.
- Gerar link
- X
- Outros aplicativos