- Gerar link
- X
- Outros aplicativos
“Come scriverei bene se non ci fossi…” Il rapporto autore-lettore in Se una notte d’inverno un viaggiatore, di Alfredo Luzi
Literatura Italiana Traduzida ISSN 2675-4363
Alfrado Luzi
Italo Calvino
em
- Gerar link
- X
- Outros aplicativos
Imagem: pxhere.com |
Nell’intento di definire quella, in verità molto
frastagliata, linea di confine che separa la welthanschauung del Novecento
dalla concezione ottocentesca, incardinata sui principi di una letteratura
pseudo-oggettiva, i critici europei indicano come punto di riferimento della
modernità il testo di Baudelaire, Al
lettore, collocato in apertura di Les
fleurs du mal. Il poeta francese rompe la visione idillica e un po’
complice di un autore demiurgo che colloquia manzonianamente con i suoi 25
lettori e propone invece all’ “hypocrite lecteur- mon semblable – mon frère” un
rapporto sinceramente conflittuale, un continuo gioco di scherma in cui l’aura
si dissolve nell’esperienza dello choc ( per usare una immagine molto efficace
di Benjamin).
E’ dunque a livello della soggettività primaria che si
determina, tra fine Ottocento e primi anni del Novecento, quella incrinatura
tra esperienza gnoseologica che tende alla classificazione del reale inteso
come esterno e vita psichica interiore che si presenta sotto le forme di una
successione indistinta di sfumature qualitative che nulla hanno a che vedere
con la temporalità e la spazialità. Non a caso, sul piano filosofico, il
bergsoniano Essai sur les données
immediates de la conscience, pubblicato nel 1889, impostato sulla
opposizione tra tempo e durata, termina con un capitolo conclusivo dedicato
alla libertà, quasi un tentativo di svincolare l’uomo della modernità dagli
schemi mentali in cui lo aveva rinchiuso la filosofia positivista. “ Nel
Modernismo - afferma Fokkema - la relazione tra testo e rappresentazione del
mondo è caratterizzata da una compresenza di dubbio epistemologico”[1]
ed è la coscienza, da Joyce a Kafka a Pirandello a Svevo a Musil, il filtro
epistemologico che traccia il cammino del romanzo europeo tra la fine del
secolo scorso e la prima metà del Novecento.
Mi sembra significativo il fatto che nel capitolo VII di Se una notte Calvino inserisca la citazione baudelairiana, ma spostando l’atteggiamento di simulazione, o meglio, in senso etimologico, di opera di interpretazione compiuta al di sotto delle parole, non più sul lettore ma sull’autore, quasi a voler sottolineare il passaggio dal Modernismo al Postmodernismo:
E’ tempo che questo libro in seconda persona si rivolga non più
soltanto a un generico tu maschile, forse fratello
e sosia d’un io ipocrita ma direttamente a te [2]
Indubbiamente una certa influenza sulla concezione letteraria
di Calvino è stata esercitata dalla frequentazione personale e testuale di
Barthes, di Queneau, dei componenti dell’Oulipo, studiosi e scrittori che hanno
sempre posto in primo piano il problema della scrittura come segno, come spazio
in cui avviare la sperimentazione di forme espressive vicine ai sistemi
matematici e comprensive di vari modelli di conoscenza. Ma vorrei sottolineare
il fatto che, almeno per quanto riguarda il problema del circuito
autore-lettore, già in un poeta come Valéry è individuabile la consapevolezza
della stretta connessione tra dinamica storica e dinamica semiologica nella
circolazione letteraria. In Varieté (
che raccoglie suoi scritti fino al 1944, un anno prima della morte) egli
infatti scrive: “il cambiamento d’epoca, che è un cambiamento di lettore, è
paragonabile a un cambiamento del testo stesso, sempre imprevisto e
incalcolabile”. A distanza di qualche anno Sartre, in una prospettiva
esistenzialista, ribadirà in Che cos’è la
letteratura l’operatività del rapporto dialettico tra scrivere e leggere:
L’oggetto letterario è una strana trottola che non
esiste se non in movimento. Per farla nascere occorre un atto concreto che si
chiama lettura, e essa dura tanto quanto può durare questa lettura (….).
L’operazione dello scrivere implica quella di leggere come suo correlativo
dialettico, e questi due atti comportano due agenti distinti. E’ lo sforzo
congiunto dell’autore e del lettore che farà nascere quell’oggetto concreto e
immaginario che è l’opera dello spirito”.[3]
Così come è da sottolineare, a livello di habitus
metodologico e di traiettoria, per usare i termini di Bourdieu, la suggestione
culturale che può aver esercitato sulle opzioni di Calvino il dibattito teorico
e critico sviluppatosi in Europa e in America a partire dalla metà degli anni
60 fino alla metà degli anni 70. Pur nella loro varietà di impostazione , i
presupposti epistemologici delle diverse correnti hanno un elemento in comune:
la corrosione della centralità del soggetto sostituita dalla centralità del
linguaggio. Sia sufficiente un cenno agli studi di Althusser, Deridda,
Foucault, Greimas, Lacan, Wittgenstein in Europa, de Man, Bloom, Fish in America,
Vattimo e i filosofi del ‛pensiero debole’ in Italia. Il post-strutturalismo e
il decostruzionismo porteranno alle estreme conseguenze l’annullamento della
distinzione tra soggetto e oggetto. La frammentazione, il decentramento del
soggetto di derivazione cartesiana, centro unificante di ogni stato
coscienziale, comporta la cancellazione dell’autore come coscienza originaria
del testo e come entità generatrice di significati. Da questi postulati
deriverà un globale sfaldamento e direi sovvertimento delle tradizionali
concezioni di autore, testo, storia, lettore, interpretazione.
In questa prospettiva un ruolo importante nello spostamento
dell’interesse critico dalla produzione alla fruizione letteraria è stato
determinato dagli studi della Scuola di Costanza diretta da Jauss.
Lo spostamento più deciso creato dalle ricerche della
Scuola di Costanza riguardava il centro di ravità della comprensione testuale.
Mentre questo, nel filone marxista, che ha come punti di
riferimento Lukàcs e Goldmann, è individuato nell'autore e nella funzione
referenziale del testo come rispecchiamento della realtà ( riflesso più o meno
deterministico) o, al contrario, nell'estetica strutturalista è centrato sul
linguaggio e sulla sua autoreferenzialità, nella teoria della ricezione è
spostato fuori del testo,sul destinatario, che rappresenta il momento ultimo di
una processualità dialogica di tipo intersoggettivo.
Eppure, proprio in tempi di dominio
stilistico-strutturalista (nei primi anni '60 ) era stato pubblicato da Einaudi
uno smilzo volumetto di José Maria Castellet, più noto come scrittore che come
critico letterario di una Spagna che continuava a resistere al totalitarismo
franchista, dal titolo significativo, L'ora
del lettore[4]. In quel saggio, passato forse troppo
in fretta sotto silenzio, si rivendicava all'atto della lettura il momento di sintesi fra produzione e
fruizione, recuperando in questo modo una certa funzionalità del messaggio
letterario che si esplica nella dialettica collettiva di autore-lettore.
Lo scrittore poneva tuttavia prevalentemente l'accento
sulla crisi gnoseologica che aveva colpito l'autore del '900, costretto a
chiedere aiuto al lettore per far luce in una visione del mondo, labirintica e
disgregata.
Tornando a Jauss, è significativo il fatto che, al termine
della prefazione italiana al secondo volume di Esperienza estetica ed ermeneutica letteraria Jauss faccia
riferimento al Calvino di Se una notte
d'inverno un viaggiatore come lo scrittore "che ha tematizzato
l'avvenuto mutamento d'orizzonte", che "fa del Tu del lettore il
protagonista del suo libro, un Tu che non può trasformarsi nel Lui di un
carattere immobile e che invece può diventare l'Io sempre diverso di un
narratore "[5] .
Concentrazione - Dilatazione
(processo di arricchimento)
Dispersione-
Contrazione (processo di impoverimento)
che determina una sorta di pulsazione continua della
lettura, quasi un ritmo respiratorio della narratività. Sulla base di questo
movimento si realizza la totalità potenziale, congetturale, plurima, un nuovo
modello combinatorio di struttura aperta di un romanzo che riassume in sé tutto
il processo della comunicazione letteraria con le sue opposizioni costitutive
in cui convivono positività e negatività. In questo senso Se una notte d’inverno un viaggiatore è un’opera collettiva (
trans-individuale direbbe Goldmann) in cui è problematizzata l’autorità ( auctoritas) dello scrittore e la
compiutezza del prodotto letterario. Il testo, o meglio la testualità come
produzione di senso, è realizzato dal lettore che legge dieci incipit diversi. Il lettore è insieme
autore e lettore. Nel labirinto ermeneutica che Calvino propone il lettore non
è altro che un viaggiatore testuale consapevole
Como citar: LUZI, Alfredo. "“Come scriverei bene se non ci fossi…” Il rapporto autore-lettore in eSe una notte d’inverno un viaggiatore", v. 2, n. 7, jul. 2021. Disponível em: https://repositorio.ufsc.br/ handle/123456789/224900
[1] D. Fokkema, Literary History, Modernism, Postmodernism, Amsterdam , Benjamins, 1984, p.16
[2] Se una notte d’inverno un
viaggiatore, Torino, Einaudi, 1979, p.142
[3] J.-P. Sartre, Che cos’è la
letteratura?, Milano, Il Saggiatore, 1960, p.138 (in orig.1948)
[4] J.M. Castellet, L’ora del
lettore, Torino, Einaudi, 1962
- Gerar link
- X
- Outros aplicativos